lunedì 24 settembre 2012

Il Tempo Dei Lupi

Titolo: Le Temps Du Loup (Il Tempo Dei Lupi)

Regia: Michael Haneke
Anno di Produzione: 2003
Durata:113 min

Una famiglia carica di provviste si reca nella sua casa di campagna, trovandola però occupata da un'altra famiglia che, impermeabile ad ogni ragionamento finirà per depredarli di cibo acqua e della loro vettura. Da quel momento in poi per la famiglia incomincia una odissea tra territori abbandonati alla ricerca di cibo acqua e un riparo in un mondo caratterizzato dall'improvvisa mancanza di energia e beni primari dove l'imbarbarimento della civiltà è stato rapido e radicale

Quello che a prima vista potrebbe sembrare il classico film post-apocalittico si rivela invece una pellicola molto atipica il cui rigore formale è soltanto vagamente stemperato dai riferimeti metafisici e simbolistici e che richiede allo  spettatore un'attenzione che pochi sono disposti a concedere. Una pellicola dove ciò che la fa da padrone è l'assenza: l'assenza di qualsivoglia effetto speciale come la scelta di utilizzare esclusivamente la luce naturale e la mancanza di colonna sonora sono in un certo modo simbolo dell'assenza di risorse e beni primari, dell'assenza di umanità delle persone che vivono le lande abbandonate dove si svolgono le vicende, dell'assenza di riferimenti morali e della mancanza di speranza.

Il Tempo Dei Lupi è un flm particolarmente violento caratterizzato però da una violenza che per quanto esplicita non scade mai nel mostrare la sua semplice e scioccante crudezza: il costante spostare attenzione e inquadrature su particolari anzichè sull'interezza della scena non sono un modo per mitigare l'orrore ma bensì uno strumento ancora più forte che mostra la violenza ma che contemporaneamente lascia anche spazio all'orrore immaginato andando a massimizzare la sensazione di inquietudine e disagio.

In tutta la pellicola c'è ben poco spazio per la speranza o per l'ottimismo, anche il finale dove sembra trasparire una parvenza di lieto fine lascia nello spettatore, proprio grazie alla sua amibguità, una ancor maggiore sensazione di disagio e disperazione. Una visione non certo per tutti e ben lontana dagli stereotipi che il cinema di genere ci ha abituato quando si tratta di filone post-apocalittico e che se per un certo verso può essere simile al successivo "The Road" di Hillcoat ne rappresenta forse una forma ancora più estrema grazie all'assenza di qualsivoglia filtro tra lo spettatore e lo spettacolo.

2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Uelà! Bentornato!
Ti reinserisco subito nel blogroll. ;)

Marco Di Lago ha detto...

Grazie e ben ritrovato! Sono stati mesi un po' contorti, ma ora sono tornato on-line (sperando di restarci a lungo)!

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